"I consultori familiari in questi quarant’anni si sono posti a fianco delle famiglie con l’attitudine del buon samaritano, aiutandole ad attraversare le numerose sfide che hanno contrassegnato l’attuale cambiamento d’epoca."

mani2Perdono indica un gesto volontario e gratuito che, come tale, non esige una contropartita. Composto dalla particella intensiva “per” e dalla parola “dono”, indica un gesto che ha la finalità di assolvere senza ricompensa un’offesa, una mancanza, uno sgarbo, una inadempienza. Quando Cristo sulla croce pronuncia le parole “Perdona loro perché non sanno quello che fanno”, giungendo così a chiedere indulgenza per i propri carnefici, manifesta al massimo grado l’amore che ha indotto Dio a farsi uomo, tenendo alla salvezza delle sue creature, ancorché immeritevoli.

Nel consorzio coniugale, fondato da un maschio e una femmina che hanno deciso di spendere insieme tutta la vita, c’è l’incontro di due storie diverse, di due culture diverse, di due sensibilità diverse che devono compenetrarsi ed integrarsi al fine di realizzare l’una caro di paolina memoria e conferire all’unione la solidità necessaria perché quell’unione possa essere indissolubile.

Coscienti della loro connaturata finitezza, i due devono mettere in conto che non sempre è facile armonizzare le immancabili diversità, le quali possono divenire causa di dissapori, di contrasti e talvolta anche di conflitti che allungano nubi funeste sul cielo della famiglia. Quello è il momento della prova d’amore. Quell’amore che inizialmente ha dato abbrivio al rapporto di coppia e che poi deve essere coltivato, alimentato, nutrito giorno dopo giorno nel corso della vita insieme.

Chiave di volta che consente di far tornare il sereno si chiama perdono: sì, quel gesto volontario e gratuito caricato di amore, che ai partners è richiesto senza misura. La misura dell’amore – afferma sant’Agostino – è amare senza misura.

Metto parte la mia scarna parola per attingere alla saggezza di Papa Francesco, traendo alcune sue espressioni da un’omelia dedicata alla “Famiglia, luogo di perdono”, pronunciata nello scorso mese di gennaio e che va letta per intero e meditata: “Non esiste una famiglia perfetta, non abbiamo genitori perfetti, non siamo perfetti, non sposiamo una persona perfetta e non abbiamo figli perfetti. Ci lamentiamo gli uni degli altri. Ci deludiamo a vicenda. Pertanto, non c’è matrimonio sano o famiglia sana senza l’esercizio del perdono… Senza perdono la famiglia diventa un’arena di conflitto e una roccaforte di dolore… Il perdono è l’asepsi dell’anima, la purificazione della mente. La famiglia deve essere luogo di vita e non di morte… lo scenario del perdono”.

Forse la perdonanza può essere spia o indice di debolezza per chi la pratica? Al contrario: essa è l’esaltazione dell’amore, fondamento della famiglia. I deboli non sono capaci di perdonare. Il perdono è l’attributo dei forti.

Raffaele Cananzi

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