"I consultori familiari in questi quarant’anni si sono posti a fianco delle famiglie con l’attitudine del buon samaritano, aiutandole ad attraversare le numerose sfide che hanno contrassegnato l’attuale cambiamento d’epoca."

scuola spiata

Uno tsunami si è abbattuto sulla scuola. Appena iniziato, il secondo semestre si è bruscamente interrotto. Nessun preavviso ad insegnanti, studenti e famiglie per prepararsi a questo fenomeno. Nella serata di sabato 22 febbraio, l’annuncio del decreto-legge: “Misure urgenti per evitare la diffusione del COVID-19, sospensione dei servizi educativi dell'infanzia e delle scuole di ogni ordine e grado, nonché della frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, compresa quella universitaria, salvo le attività formative svolte a distanza”.

Un po’ sorprese e con quella punta di inquietudine che ricorda la reazione del sig. Giuseppe Corte del celebre racconto di Buzzati (I sette piani), le famiglie si attivano, facendo appello alla consueta e necessaria reattività per gestire quella settimana inaspettata di interruzione: Nonni? Baby-sitter? condivisione tra famiglie?

La situazione imprevista rientra nella gestione del fitto ménage familiare, il cosiddetto equilibrismo, che le famiglie con figli piccoli e in età scolare sono allenati a mantenere…

La prima settimana comunque, sembra prudenziale; appunto, c’è la fatica delle famiglie in equilibrio precario, ma per molti è anche un’occasione di allentamento della pressione; lo dimostrano le uscite ai parchi e le passeggiate, cui concorrono complici, i primi cenni di una primavera in arrivo.  

Al termine della prima settimana, però arriva una ‘stretta’, con l’ulteriore sospensione delle attività didattiche e si capisce che non sarà possibile riprendere la quotidianità a breve.

Da questo momento prende avvio il processo organizzativo e le scuole cominciano a predisporre le attività per contattare gli studenti e fornire loro le istruzioni. La prima vera questione è: come entrare in contatto con gli studenti e svolgere le lezioni? La didattica a distanza necessita da un lato, di piattaforme, risorse on line da mettere a disposizione, ma dall’altro lato, della disponibilità di dispositivi cellulari, tablet e computer. Insomma, ancora, non si può dare per scontata la corrispondenza biunivoca.

Il sito del ministero attiva la “pagina online dedicata alle informazioni per Istituzioni scolastiche, Atenei, Istituzioni Afam (Alta formazione, artistica, Musicale e Coreutica), sulla gestione del coronavirus”. Nella sezione sono presenti le ultime notizie, le risposte alle domande più frequenti, atti e norme, link utili. La pagina verrà costantemente aggiornata.

Appare ormai chiaro che le attività didattiche dovranno svolgersi con modalità diverse rispetto a quelle abituali e che, comunque, sarà necessario saper potenziare gli strumenti digitali. Le istituzioni scolastiche e i loro insegnanti, sotto la guida dei loro dirigenti, reagiscono come possono e sanno fare. Certo, la situazione, appunto d’emergenza, assume forme variegate, così come differenziati sono gli ordini e gradi scolastici interessati, e come diversi sono i contenuti e gli stili didattici, ma ancora e soprattutto, come specifiche sono le relazioni didattiche che gli insegnanti hanno stabilito con i loro studenti.

Forse, in molti genitori sorge la curiosità di poter finalmente sbirciare dentro l’aula dei propri figli, spinti dal desiderio di osservare: mio figlio come si relaziona con l’insegnante? Come mantiene l’attenzione? In che modo si predispone alla lezione? …Ma talvolta, lo sguardo diventa indiscreto e in modo sbieco si spinge a guardare: l’insegnante come si rivolge a mio figlio? Come lo ascolta? Cosa dice per suscitarne l’interesse?

Da tempo la scuola è oggetto di opportuna, quando attenta, considerazione da parte dei genitori. Il sostegno, l’accompagnamento verso l’impegno scolastico dei propri figli rappresentano compiti educativi cui i genitori desiderano ingaggiarsi con sempre maggiore sensibilità. Tuttavia, la situazione d’emergenza svela a tutti i rischi di un’alleanza non sempre adeguatamente protetta e custodita.

Accortezza e considerazione reciproca sono necessarie per concorrere alla buona riuscita del patto educativo. È in questa prospettiva che assume significato il rispetto dei ruoli, cioè nel comune, ma pure specifico, impegno di cura verso la crescita delle nuove generazioni e della possibilità di realizzare l’impegno adulto di ciascuno.

Proprio questi giorni ci spingono a riscoprire la centralità della dimensione relazionale dell’educazione. A scuola si va per imparare, ma risuonano ora le parole di tanti pedagogisti che avvertono dell’importanza di occuparsi delle coscienze, di suscitare la curiosità, di generare domande complesse, non per adattarsi al mondo presente, ma per preparare i giovani a quello che verrà. Insieme all’istruzione necessaria, questi sono compiti educativi che la relazione tra insegnanti e allievi sa prendere in carico.

L’aula, che ha perso oggi il suo spazio fisico per assumere una dimensione virtuale, non è priva di potenzialità se in quell’ambiente restano tutelate le relazioni.

C’è un setting da rispettare e con la fatica e l’impegno dei docenti per predisporne uno dove ritrovarsi con i propri allievi, non è prevista la presenza dei genitori. Si tratta di uno spazio privato che va tutelato perché continui a essere educativo.

Riusciranno le scuole a garantire lo svolgimento dei programmi stabiliti per questo anno scolastico? Non lo so, ma mi preme che gli insegnanti, gli adulti, sappiano e possano consegnare alle generazioni a loro affidate, attraverso il veicolo della relazione educativa, il valore culturale di un’alleanza che ci mantiene insieme. Oggi, la situazione d’emergenza rivela la necessità di riformulare un patto educativo tra adulti responsabili della trasmissione dei significati e le nuove generazioni che si affacciano alla realtà nuova.

Così ancora ci ricorda Danilo Dolci: “C’è pure chi educa, senza nascondere l’assurdo ch’è nel mondo, aperto ad ogni sviluppo ma cercando d’essere franco all’altro come a sé, sognando gli altri come ora non sono: ciascuno cresce se sognato”.

Prof.ssa Livia Cadei
Presidente CFC

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