"I consultori familiari in questi quarant’anni si sono posti a fianco delle famiglie con l’attitudine del buon samaritano, aiutandole ad attraversare le numerose sfide che hanno contrassegnato l’attuale cambiamento d’epoca."

Intervista a S.E. Mons. Pietro Maria Fragnelli [1] a cinque anni dalla pubblicazione di “Amoris Laetitia” a cura di Don Emanuele Tupputi [2]


FRAGNELLI

1. Il Papa in AL ricorda che il Figlio di Dio ha voluto aver bisogno, come tutti i bambini, del calore di una famiglia e che quella di Nazaret è un modello per tutte le famiglie del mondo. L’ideale evangelico della Santa Famiglia resta una cornice fondamentale per tutti i cristiani? Le famiglie cristiane cosa possono dire e cosa possono dare in un contesto secolarizzato?

Per Papa Francesco l’insegnamento cristiano sul matrimonio e la famiglia non può ridursi a una “mera difesa di una dottrina fredda e senza vita” (AL 59). Dobbiamo contemplare il Cristo vivente nella Santa Famiglia di Nazaret e nelle relazioni che lo rendono presente in tante storie d’amore, variamente ferite e desiderose di verità e misericordia. La Santa Famiglia è all’origine della speciale “condiscendenza divina” (AL 62), che ci fa scoprire come “la Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina, dove entra in scena la famiglia di Adamo ed Eva, con il suo carico di violenza ma anche con la forza della vita che continua (cfr. Gen. 4), fino all’ultima pagina dove appaiono le nozze della Sposa e dell’Agnello (cfr. Ap. 21,2.9)” (AL 8).

Pertanto, l’ideale evangelico della Santa Famiglia non consente di schierarsi con la logica dell’emarginazione, ma con quella della misericordia e dell’integrazione. La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno, ma  di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero. Perché “la carità vera è sempre immeritata, incondizionata e gratuita” (AL 296). Nelle diverse situazioni la Chiesa deve rivelare, anche nel nostro mondo secolarizzato, “la divina pedagogia della grazia presente nella vita di tutte le famiglie e deve aiutarle a raggiungere la pienezza del piano di Dio in loro, sempre possibile con la forza dello Spirito Santo” (AL 297).

Le famiglie cristiane devono testimoniare questa etica e pedagogia della grazia, facendo comprendere che un piccolo passo in mezzo a grandi limiti umani può essere più gradito a Dio della vita esteriormente corretta di chi trascorre i suoi giorni senza fronteggiare importanti difficoltà (cfr. AL 305).

2. Curare la preparazione al matrimonio è un compito delicato, specie in questo contesto sociale e culturale diversificato. Ogni coppia di fidanzati ha una sua storia, diversa dalle altre, in alcuni casi già si convive o si hanno figli. Come pensare una pastorale che accompagni tutti e ciascuno, alla luce dell’Esortazione apostolica Amoris Laetitia?

Nella preparazione al matrimonio la comunità cristiana è chiamata ad accogliere le varie tipologie di coppie che si preparano al sacramento. Per fare questo, AL risale alla storia spirituale e pastorale della Chiesa e traccia una mappa di tre strade essenziali e convergenti: il discernimento ignaziano, la dottrina tomistica sulla morale e l’amore francescano per le persone e le situazioni spiritualmente povere. Guidati dal carisma di Pietro, dobbiamo coniugare capacità di insegnare e capacità di accompagnare.

La dottrina non può rimanere negli scaffali: dobbiamo creare progetti con cui “accompagnare, discernere e integrare”[3] le pecore deboli del gregge, riportandole all’ovile. Ai fratelli e alle sorelle che vivono in queste situazioni complesse si chiedono solo buona volontà e buone intenzioni. Quando cambiano le circostanze storiche, la Chiesa ha la flessibilità per adottare un nuovo atteggiamento che non sia impotente nel dare aiuto. Le molte polemiche, nel tempo, si placano.

Dobbiamo imparare ad avere la pazienza di Dio e non aspettarci risultati immediati. Ad ogni persona la Chiesa e i pastori devono dire: “camminerò con te”[4]. Il nuovo contesto sociale e culturale ci obbliga ad “entrare tutti a scuola di apprendistato per diventare artigiani di discernimento evangelico, soprattutto nella sua forma comunitaria”[5].

3. Qual è la sfida che oggi deve affrontare la pastorale familiare? Il catecumenato può essere un aiuto per riscoprire la bellezza del matrimonio quale scelta per sempre?

L’attenzione alle famiglie deve sforzarsi di “sintonizzare” in modo nuovo pastorale e dottrina. Il matrimonio si rivela sempre più come “sacramento di frontiera” (M. Imperatori). La prassi pastorale, sostanzialmente nata dal Concilio di Trento e sostenuta a lungo da un contesto politico-culturale di cristianità, deve aprirsi a valori squisitamente evangelici, che ormai non era possibile prendere in considerazione nella situazione precedente. Per questo diventano importanti i progetti e le esperienze di catecumenato.

Molto interessante è quanto ha maturato già prima di Amoris Laetitia Salvatore Muratore (vescovo di Nicosia): “Un percorso di tipo catecumenale aiuta a ripercorrere le tappe per una adesione consapevole e piena a Cristo, fonte e sorgente dell’amore coniugale. Così saranno vissute in sinergia le quattro vie tipiche di un cammino dell’iniziazione cristiana: la via dell’ascolto della Parola, la via della preghiera e della celebrazione, la via della conversione e la via della testimonianza”[6].

Nel volume curato da Antonio Spadaro su La Famiglia, ospedale da campo, il gesuita Mario Imperatori suggerisce a coloro che si occupano di preparare le coppie al matrimonio di cogliere tre sfide pastorali. Anzitutto quella legata all’innamoramento: un agile itinerario di discernimento aiuta i nubendi a riconoscere che il fascino dell’innamoramento racchiude sempre una tentazione idolatrica. Questo è già da solo un successo pastorale, perché mette in moto un dinamismo autotrascendente.

La seconda sfida è collegata con il fidanzamento, tempo di grazia e di discernimento vocazionale. Questa esperienza si presta a rileggere la grazia del battesimo e il sacramento nuziale dell’Eucaristia, nel quale “lo Sposo e la Sposa diventano sempre più e sempre meglio un solo corpo”[7]. Infine la terza tappa, quella ministri del sacramento. Si tratta di far crescere nei nubendi “la gioiosa consapevolezza che nella celebrazione del loro nozze saranno essi stessi i ministri della grazia del sacramento del matrimonio nella Chiesa e attraverso la Chiesa”[8].    

4. In AL 244 viene evidenziata l’importanza delle strutture di ascolto (accoglienza, mediazione e consulenza) per situazioni matrimoniali difficili o irregolari. Cosa pensa di queste strutture di ascolto specializzate, in cui si potrebbe collaborare in sinergia operatori della pastorale familiare ed esperti in discipline umanistiche e giuridiche?

Come ordinario diocesano, sono chiamato anch’io a giudicare alcune cause e, in ogni modo, ad assicurare un accesso più facile dei fedeli alla giustizia. Ciò sta impegnando me e i miei confratelli vescovi nella preparazione di un personale sufficiente, composto di chierici e laici, destinati a dedicarsi in modo specifico a questo servizio ecclesiale. È compito della compagine diocesana mettere a disposizione delle persone separate o delle coppie in crisi strumenti informativi insieme a uomini e donne competenti, capaci di consiglio e di mediazione.

La pastorale familiare riceve da Amoris Laetitia un mandato molto ampio e delicato, destinato a rendere efficiente ed efficace l’accoglienza delle persone desiderose di prepararsi bene a questo “sacramento di frontiera”. La collaborazione tra le diverse competenze deve far sperimentare la maternità della Chiesa verso le persone e le loro relazioni, ricordando che tutti veniamo “dall’altro”, dobbiamo camminare “con l’altro” e dobbiamo imparare a vivere “per l’altro”[9].

5. Molte coppie di divorziati risposati o conviventi vivono un amore fatto di tenerezza, responsabilità, serio impegno reciproco: queste famiglie cosiddette “ferite”, fondate su un amore sincero che però non ha ricevuto il sigillo sacramentale possono considerarsi chiesa domestica? Che valore ha la loro “fatica” davanti a Dio?

Papa Francesco fa ricorso alla poesia. Per sottolineare che i coniugi “per la strada fianco a fianco/sono molto più di due” (M. Benedetti, in AL 181). L’amore sincero, senza il sigillo sacramentale, è pur sempre un grande evento, leggero e faticoso insieme, che domanda, a volte inconsapevolmente, quella pienezza che viene dall’alto. Con la Patristica possiamo affermare che tale amore contiene i semi del Verbo.

La pastorale familiare dovrà inventare percorsi adatti per accompagnare le persone “a cogliere l’attrattiva di un’unione piena che eleva e perfeziona la dimensione sociale dell’esistenza, conferisce alla sessualità il suo senso più grande, e al tempo stesso promuove il bene dei figli e offre loro il migliore contesto per la loro maturazione ed educazione” (AL 205). Spesso tali unioni crescono davanti a Dio e davanti agli uomini quando s’impegnano nel servizio missionario verso i più poveri, che consentono una rinnovata apertura a Dio e all’ideale che il Vangelo propone per il matrimonio e la famiglia. Il magistero pontificio insegna che non esistono ricette semplici (AL 298) e che “una sincera riflessione può rafforzare la fiducia nella misericordia di Dio che non viene negata a nessuno” (AL 300).

6. Il ruolo e la centralità della famiglia come nucleo fondante della società necessita di una maggiore attenzione: in che modo le Chiese locali possono interagire con i governi e fare proposte per promuovere e sostenere la famiglia?

Le proposte del Forum delle Associazioni Familiari sono cresciute in questi ultimi anni, perché hanno privilegiato il rapporto con le amministrazioni locali e regionali, senza trascurare il dialogo con le istituzioni nazionali, politiche e giuridiche. Ci sono buone prassi messe in atto da Comuni family friendly.

Bisogna incoraggiare questa tessitura dal basso. Essa risulta promettente non solo per i risultati concreti nell’accompagnamento delle famiglie (circa il fisco e altre agevolazioni preziose), ma anche per la capacità di fare entrare nel dibattito regionale e nazionale alcuni aspetti strutturali che spesso i condizionamenti elettorali e le miopie politiche impediscono di prendere in esame.

Basti pensare all’enorme problema del calo demografico, che ha spinto, in modo pessimistico, gli specialisti di statistica a definire gli  “Italiani poca gente”[10], non “brava gente”!

Mi sembra che papa Francesco, nel discorso tenuto agli Stati Generali della natalità il 14 maggio scorso, ha riassunto in modo concreto la centralità della famiglia per la società e la Chiesa: “Perché il futuro sia buono, occorre prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita. Penso allo smarrimento per l’incertezza del lavoro, penso ai timori dati dai costi sempre meno sostenibili per la crescita dei figli: sono paure che possono inghiottire il futuro, sono sabbie mobili che possono far sprofondare una società. Penso anche, con tristezza, alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia. Com’è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere. I figli sono la speranza che fa rinascere un popolo! Finalmente in Italia si è deciso di trasformare in legge un assegno, definito unico e universale, per ogni figlio che nasce. Esprimo apprezzamento alle autorità e auspico che questo assegno venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie. Se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte”.

 


[1] Vescovo della Diocesi di Trapani e già Presidente della Commissione “Famiglia e Vita” della Conferenza Episcopale Italiana.

[2] Sacerdote dell’Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie, dove svolge il servizio di Vicario giudiziale ed è Responsabile del Servizio diocesano per l’accoglienza dei fedeli separati. Inoltre presta il servizio di Giudice presso il Tribunale Ecclesiastico Regionale Pugliese (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.).

[3] Cf. titolo cap. 8 AL.

[4] Per queste riflessioni: cf. S. Walford, Papa Francesco, la Famiglia e il Divorzio. In difesa della Verità e della Misericordia, Amen Edizioni, Palermo 2021, pp. 110-112.

[5] V. Di Pilato, Presentazione a E. Tupputi, Rallegratevi con me perché ho trovato la mia pecora! Indicazioni di Amoris laetitia per le situazioni di fragilità. Accompagnare discernere e integrare, Bollettino Diocesano - Supplemento, Rotas, Trani 2021, p. 5. Utile anche: G. Giombanco, Come la luce del faro. Accompagnare, discernere integrare. Una lettura canonistico - pastorale del cap. VIII dell’esortazione Apostolica postsinodale Amoris Laetitia, Grafiser, Troina (EN) 2017.

[6] S. Muratore, Come gioisce lo Sposo per la Sposa. Itinerario di fede per fidanzati e coppie di sposi, San Paolo, Milano 2010, pp. III-IV.

[7] M. Imperatori, Matrimonio e fede oggi: una riscoperta del primato di Dio, in A. Spadaro (ed.), La famiglia, ospedale da campo, Queriniana (Gdt 383), Brescia 2015, pp. 131-134.

[8] Ibidem.

[9] Cf. M. Naro, Dall’altro, con l’altro, per l’altro: valorizzazione dell’alterità e delle differenze nell’esperienza familiare, in G. Alcamo (ed.), Nulla è più esigente dell’amore. La famiglia e le sfide di Amoris Laetitia, Paoline, Milano 2017, pp. 74-104.

[10] Cf. A. Golini -  M.V. Lo Prete, Italiani poca gente. Il Paese ai tempi del malessere demografico, LUISS, Roma 2019.

 

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